venerdì 30 marzo 2012

PAGINE ARDENTI: L'UOMO E LA CERTEZZA, di Frithjof Schuon


“L’uomo,una volta,andava ingenuamente in paradiso,oggi va intelligentemente all’inferno”. Con questa frase di Schuonn si può riassumere la prima parte del suo libro;infatti,nel mondo moderno,nell’era del materialismo,l’uomo ha “abolito” la religione,decidendo di porre solamente la ragione al centro di tutto,eliminando ogni forma di conoscenza metafisica e le credenze in un qualsiasi tipo di intervento “soprannaturale” nel mondo e nella sua creazione. Facendo ciò l’uomo non si è accorto di aver sostituito la religione(criticata specialmente per i suoi dogmi immutabili)con la scienza(che pretende di spiegare tutto razionalmente)che è divenuta una religione essa stessa,in quanto,ogni scoperta o teoria scientifica è data per buona,senza cercarne i riscontri. Quel che è fatto nel nome della scienza è giusto. Non si possono,quindi,
tacciare di ingenuità gli uomini antichi o perlomeno bisognerebbe ammettere che anche noi siamo ingenui quanto loro.
Nella vita dell’uomo non vi sono certezze se non la vita e la morte;per questo bisognerebbe abbandonare il desiderio di spiegare tutto partendo dalla natura inerte e,provare a rapportare la vita con la morte,spiegandola in modo metafisico. Se ciò si facesse,si capirebbe che esistono altre due certezze:il giudizio dopo la morte e l’eternità(la vita eterna dopo la morte). Schuonn spiega come capire davvero la vita, esponendo i principi fondamentali di ogni religione: il rapporto tra l’Assoluto e gli accidenti(ciò che compone qualcosa ma non partecipa alla sua essenza). L’Assoluto è la sostanza delle cose,la loro vera natura,il principio unico ed immutabile che le accomuna. L’Assoluto è Dio. L’uomo deve cercare di raggiungere l’Assoluto,di comprenderlo,in modo da riuscire ad unificarvisi già prima della morte. Schuonn dice che le chiavi per raggiungere l’Assoluto sono due: Discernimento e Contemplazione. Discernimento tra Assoluto e accidenti,tra Reale e Irreale e,concentrazione sull’assoluto,la Contemplazione di esso. Dio è divenuto uomo affinché l’uomo diventi Dio;siamo quindi contingenze per poter comprendere l’Assoluto e riunificarci ad esso. Il discernimento può anche essere visto come la dottrina,la contemplazione può essere vista come la fede;o anche, il discernimento può essere visto come l’intelligenza e la concentrazione come la volontà,le cose terrene non sono mai proporzionate alla reale estensione della nostra intelligenza,quindi la nostra intelligenza è fatta per l’Assoluto,che le permette di essere ciò che è,le prove di Dio sono insite nell’uomo. Discernimento e contemplazione costituiscono,in ogni grande spiritualità l’universalità soggiacente,la religio perennis. Essa consiste nella discesa del principio,da Dio verso di noi.
Se riusciremo a seguire questo percorso spirituale,riusciremo ad amare Dio. Amare Dio significa amare gli altri,gli uomini,le cose,il mondo;facendo qualcosa di buono verso qualcuno facciamo qualcosa di buono verso Dio e,quindi,verso noi stessi. “Io ho quel che ho donato”(come disse D’Annunzio). Se invece ci barrichiamo dietro il nostro egoismo,come fa l’uomo moderno,non possiamo amare Dio né raggiungere l’elevazione spirituale. La vera libertà è quella dal proprio ego,ci si deve liberare di esso attraverso l’amore e il dono;quindi ogni azione che compiamo,dobbiamo intenderla come se qualcuno la facesse verso di noi,in modo da non compiere azioni che siano “spiacevoli” per gli altri. Ciò non significa,ovviamente,tollerare tutto o ricadere nel buonismo.
Dopo aver espresso questi concetti,che sono alla base di ogni religione,Schuonn parla del monachesimo. Come esempio di uomo spirituale viene posto l’eremita,che,seguendo la religio perennis(attraverso discernimento e contemplazione,quindi anche meditazione)fissa la sua vita in un istante eterno,poiché in ogni istante è in contatto con Dio e con l’Assoluto,l’eremita è situato fuori dal tempo e vive nell’attesa della morte,ma è “morto” prima di essa poiché vive già nell’eternità. I monaci sono “mal visti” dalla società,sono visti come persone che perdono il proprio tempo,non come esempio di vita pura,di vita spirituale. I monaci che dovrebbero essere in qualche modo la colonna portante della società in quanto detentori dei principi,essendo confinati,per loro volontà,al di fuori di essa vengono ritenuti inutili e privi di importanza. I monaci scelgono sì di situarsi al di fuori della società per entrare meglio in contatto con Dio,ma dovrebbero essere presi ad esempio,per poter trasmettere la loro conoscenza agli altri. La vita ascetica è l’emblema della religione e dello spirito.
Illuminante.

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